In un primo momento ci sono stati parecchi dubbi che il furto di documenti subito da binance fosse avvenuto realmente; in assenza di conferme ufficiali e in presenza di alcune anomalie (sui documenti mostrati dagli hacker mancava la filigrana digitale) per qualche giorno abbiamo nutrito la speranza che si trattasse solo di una bufala; nella giornata di ieri, però, binance ha confermato ufficialmente il furto dei dati personali di alcuni trader, comunicando che li sta contattando tutti per proporre, a titolo di rimborso, un abbonamento Vip vitalizio alla sua piattaforma.
Rubati documenti dagli archivi di Binance
La pezza, sinceramente, appare peggiore del buco, è come se vi rubassero l’auto da un parcheggio custodito e il gestore in cambio vi proponesse di regalarvi per sempre la possibilità di parcheggiare gratis; insomma, il risarcimento non appare congruo rispetto al danno subito. Il rischio che gli utenti coinvolti dal furto dei documenti finiscano per trovarsi invischiati in ogni genere di guaio è moderatamente alto, con una copia dei documenti di una persona le si può facilmente rubare l’identità e da li a rovinarle la vita il passo è francamente breve; non è infatti un caso che, nel contattare gli utenti coinvolti, binance stia suggerendo loro di denunciare il furto dei documenti e di richiederne di nuovi affinché quelli rubati non possano più essere utilizzati.
Rinnovare i propri documenti, denunciando alle autorità il furto subito, è sicuramente la maniera migliore di tutelarsi da ogni possibile problema futuro; se rinnovare i documenti è senza dubbio una seccatura trovarsi coinvolti in un reato di qualunque tipo perché si è subito il furto della propria identità è certamente una seccatura molto maggiore. Attualmente, secondo quanto riferito dallo stesso exchange, il team di sicurezza e investigazioni dello scambio sta lavorando per tentare di identificare i soggetti che, nei giorni scorsi, hanno tentato di estorcerle la bellezza di 300BTC (circa 3mln di dollari al cambio attuale) come riscatto alle oltre 10.000 fotografie di trader (coi rispettivi documenti) sottratte all’inizio di questo mese; quanto accaduto dimostra molto bene l’inadeguatezza delle norme KYC previste dalle leggi che regolano l’attività finanziaria.
Per scongiurare il rischio di riciclaggio l’attuale quadro normativo prevede che si debba identificare ogni persona, tuttavia questo metodo non solo non si è dimostrato efficace nel prevenire il riciclaggio di denaro ma finisce anche per esporre le persone oneste al rischio di furto di identità. Anche in questo caso la tecnologia blockchain ci verrebbe in aiuto, attraverso i sistemi di identificazione online realizzati con tecnologia blockchain, infatti, è possibile creare delle credenziali di accesso univoche (dando all’utente la comodità di non doversi reiscrivere ogni volta ad ogni differente servizio online), garantendo l’identificazione dell’utente e blindando al contempo i suoi dati personali; basterebbe poco per implementare un meccanismo del genere e mettere fine una volta per tutte alla questione dell’anonimato online garantendo alle autorità la possibilità di identificare facilmente ogni utente e agli utenti di conservare il proprio anonimato online (ad esempio sui social) usando tranquillamente degli pseudonimi.
In attesa quindi che i governi si decidano una buona volta ad investire sulla tecnologia blockchain, cosa che ci semplificherebbe la vita non di poco, non ci resta che continuare a vivere come se fossimo nel 1950, inviare quindi i nostri documenti per farci identificare e procedere a sporgere denuncia (chiaramente cartacea) nel caso in cui i nostri documenti ci venissero sottratti per poi ripetere tutta la trafila (anch’essa fatta di richieste in formato cartaceo da avanzare in duplice copia) per rifare nuovamente i nostri documenti e pazienza se la tecnologia ci permetterebbe già oggi di fare tutto questo comodamente da casa, online e con un paio di click, a quanto pare i governi non considerano tutto questo una priorità.
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