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Il Giappone introduce nuove regole per i cold wallets degli exchange

Il primo a dare la notizia è stato routers con un articolo pubblicato nella giornata di ieri, la notizia, se confermata, renderebbe sempre più chiara la leadership a livello internazionale del Giappone per quanto riguarda il mercato delle criptovalute. L’agenzia per i servizi finanziari del Giappone (FSA), secondo quanto riportato da routers, introdurrà regole che imporranno agli exchange del paese di rafforzare il controllo sui cold wallets per evitare e prevenire furti. Questa scelta si colloca all’interno di un quadro più grande, il Giappone ha infatti deciso di spingere sull’innovazione fintech per sostenere la crescita del paese, tuttavia prima di muoversi in questa direzione intende porre in essere tutte le norme necessarie ad aumentare il livello di sicurezza; una mossa senza dubbio saggia, poco da discutere in questo senso. In particolare l’FSA, pur apprezzando lo sforzo degli exchange di aumentare il livello di sicurezza attraverso il cold storage, rimarca come questo non basti a garantire la sicurezza dei fondi dei clienti.

Nuove regole in Giappone per i cold wallets

Se da un lato è vero che questo tipi di wallets non essendo connessi a internet sono immuni agli attacchi degli hackers è anche vero che le aziende non stanno facendo abbastanza per prevenire il rischio di furti interni. Uno dei comportamenti più pericolosi rilevati dall’FSA è, ad esempio, che gli exchange non fanno alcuna rotazione del personale che deve manutenere questi dispositivi e questo, inevitabilmente, aumenta il rischio che un dipendente diventi infedele e decida di derubare l’exchange, o meglio, i fondi dei clienti conservati dagli exchange. Insomma, il Giappone sembra stia facendo tutti i passi necessari a favorire la diffusione delle criptovalute, portando avanti una regolamentazione molto attenta ai bisogni del mercato senza nulla sacrificare alla sicurezza e alle necessità dei piccoli e grandi investitori; ovviamente conosciamo bene questo paese è le sue grandissime doti organizzative, che sono riscontrabili in ogni settore, è noto ad esempio che il sistema fiscale del Giappone è uno dei più efficienti al mondo e spesso gli italiani che vivono nel paese ci fanno sapere come il pagamento delle tasse li sia un’operazione semplice, facile da eseguire e per svolgere la quale ci sono appositi uffici pubblici che aiutano i cittadini a gestire la propria dichiarazione dei redditi in maniera rapida ed efficiente.

Questo è, ovviamente, solo un esempio, non dobbiamo quindi stupirci se il Giappone non solo è uno dei paesi al mondo più avanzato nella diffusione delle criptovalute, ma è anche quello più all’avanguardia, non solo in termini tecnologici, ma proprio in termini normativi. Probabilmente non esiste oggi al mondo un paese che si sta dando più da fare nel regolamentare le criptovalute e probabilmente le norme giapponesi finiranno con l’essere prese ad esempio in moltissimi paesi del mondo; a noi non resta che sperare che ciò avvenga anche in Italia, per quanto personalmente nutra forti dubbi in proposito, in Europa, infatti, è la Francia che sta tentando di convincere tutti gli altri paesi dell’area UE ad adottare la sua normativa.

Peccato però che la Francia stia regolamentando in maniera estremamente rigida il settore delle criptovalute e abbia già dimostrato in più occasioni di non avere ben chiaro in testa come funzioni il mercato che pure ha già iniziato a regolamentare. Insomma, quello che sembra stia succedendo in Europa è che invece di prendere ad esempio il Giappone, che è comunemente considerato uno dei paesi più evoluti al mondo quando si parla di criptovalute (e non solo mi verrebbe da dire), si finirà col prendere ad esempio la Francia che è comunemente considerata un paese che a stento riesce a capire in cosa consista questa tecnologia. Più che male, direi, malissimo.

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