EOS è uno dei progetti che attualmente sta riscuotendo grande attenzione da parte degli operatori in criptovalute e viene da molti considerato uno dei concorrenti più pericolosi di ETH; attualmente è la quinta cripto per capitalizzazione di mercato ed è ormai stabilmente tra le prime 10 altcoin per market cap nonostante la sua giovane età (è nato nel 2017). Come spesso accade nel mondo delle criptovalute, però, non sempre è tutto oro ciò che luccica ed EOS oltre a grandi entusiasmi ha acceso anche molte polemiche e viene visto con grande diffidenza da una parte della comunità. Con questo articolo, quindi, vogliamo provare a fare un po’ di chiarezza su questa situazione e tentare di capire insieme ai nostri lettori quali sono le principali caratteristiche di questa piattaforma, come funziona e quali sono gli scenari futuri più probabili per questo ambizioso progetto
Storia della nascita di EOS
Come abbiamo già avuto modo di accennare il progetto è molto giovane; il white paper, infatti, è stato pubblicato appena l’anno scorso (2017). Iniziamo subito col dire che EOS è il nome della criptovaluta nativa, mentre eos.io è il nome della piattaforma rilasciata come software open source i primi di giugno 2018 dalla società privata block one. Originariamente EOS era sostanzialmente un token erc20 (quando è stato rilasciato la piattaforma non era ancora stata fisicamente realizzata). Dopo la pubblicazione del white paper nello stesso mese (alla fine di giugno 2017) partiva la ICO con la quale la società è riuscita a raccogliere oltre 4 miliardi di dollari per finanziare il progetto; col rilascio della piattaforma avvenuto quest’anno, quindi, gli investitori che avevano provveduto a registrare i loro token erc20 su Myetherwallet hanno potuto convertirli nella criptovaluta EOS successivamente al lancio della mainnet avvenuto il primo giugno. A beneficio degli utenti più sbadati, che non avevano seguito la procedura prevista per la conversione, block one ha approntato una procedura di fallback che permette loro di ricavare la chiave privata del wallet EOS a partire dalla chiave privata del wallet Ethereum.
Cos’è e come funziona EOS
La piattaforma eos.io è molte cose, anzi tutto si tratta di un sistema operativo decentralizzato per la realizzazione di Dapps, ma è anche un exchange decentralizzato che ha come punto di forza principale l’eleminazione di tutte le commissioni per gli utenti; tra le varie funzionalità offerte da questa piattaforma anche la possibilità di archiviare e ospitare in modo permanente file accessibili da qualsiasi browser web. Per consentire tutte queste funzionalità la piattaforma è costruita sulla base di un protocollo di consenso delegated proof-of-stake (un’evoluzione del Pos che permette di convalidare le transazioni senza coinvolgere l’intero network). Potremmo definire quindi EOS un token di utilità dal momento che eroga sia la larghezza di banda che lo storage sulla blockchain in proporzione alla posta totale; ma non solo, attraverso il possesso di EOS si partecipa anche in misura proporzionale alla governance del progetto esercitando quindi il proprio voto quando richiesto sempre in base alla quota che si possiede.
Un caso d’uso della piattaforma EOS: il progetto everipedia
Everipedia, come il nome stesso suggerisce, è un progetto che si ispira chiaramente a wikipedia e il cui scopo è quello di creare un’enciclopedia online che retribuisca chi partecipa alla stesura dei contenuti con una criptovaluta pensata per essere scambiata con bitcoin. Quello che ci interessa in questa sede è evidenziare secondo quali presupposti gli sviluppatori si sono orientati all’uso di eos.io per la realizzazione di questo progetto; come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, infatti, i contenuti ospitati su questa piattaforma sono sostanzialmente decentralizzati (dal momento che offre un sistema che permette di archiviare file accessibili via web) e questo impedisce una volta per tutte a paesi non esattamente democratici di bloccare l’accesso ai cittadini a determinate informazioni (attualmente ad esempio wikipedia è oscurata in Turchia, ma sono molti i paesi che in passato l’hanno oscurata completamente o anche solo parzialmente tra i quali segnaliamo anche la Francia e il regno unito a dimostrazione di come anche paesi che amano definirsi democratici presentino rischi di censura tutt’altro che trascurabili). Le applicazioni, quindi, per quanto riguarda i possibili casi d’uso della piattaforma eos.io sono infinite e hanno potenziali ricadute su temi fondamentali come la libertà di stampa e quella di espressione.
Principali punti di forza di EOS
Comunemente vengono considerati principali punti di forza di questa piattaforma la sua capacità di gestire un elevato numero di transazioni in poco tempo (parliamo quindi di scalabilità, che in questo caso è molto alta grazie al protocollo di consenso Dpos) e la flessibilità (a differenza della gran parte delle criptovalute con EOS le transazioni possono essere revocate e questo permette di recuperare i fondi in caso di furto o qualora, per esempio, si inviasse una determinata somma a un indirizzo sbagliato). Personalmente però considero il punto di forza più interessante di questo progetto l’enorme sforzo profuso dagli sviluppatori per rendere la piattaforma il più possibile user friendly facilitandone quindi l’uso da parte degli utenti meno esperti e con scarse competenze informatiche.
Il trilemma della scalabilità e le critiche mosse al sistema Dpos di eos.io
Prima di tutto occorrerà dare una definizione di cosa sia un trilemma dal momento che non tutti i nostri lettori possono sapere di cosa stiamo parlando; sostanzialmente, quindi, definiamo trilemma un sistema a tre opzioni di cui solo due sono realizzabili contemporaneamente. Nelle criptovalute generalmente il trilemma è rappresentato dalle opzioni di scalabilità, decentralizzazione e sicurezza, per cui, secondo quanto abbiamo appena spiegato, queste tre opzioni non possono verificarsi contemporaneamente ma solo due delle tre potranno essere pienamente perseguite; nel caso di bitcoin, quindi, come tutti sappiamo decentralizzazione e sicurezza sono preminenti sulla scalabilità (problema che si sta tentando di risolvere col LN); ma come si gestisce in EOS questo problema? Col protocollo Dpos. La critica maggiore mossa ad EOS è che crea consapevolmente un compromesso tra scalabilità e decentralizzazione attraverso questo protocollo di consenso; come abbiamo già avuto modo di accennare, infatti, Dpos permette di convalidare le transazioni senza coinvolgere l’intero network, ma come avviene questo? Quello che accade col protocollo di consenso Delegated Proof of Stake è che a provvedere alla convalida delle transazioni sono un gruppo ristretto di “delegati” che vengono eletti dall’intera rete con un sistema molto simile a quello della democrazia rappresentativa; il problema, però, è che tale sistema di voto si basa sul numero di token posseduti da coloro che votano i delegati. Per intenderci, mentre in democrazia ogni persona possiede una possibilità di voto in un sistema Dpos ogni token equivale al diritto di esprimere un voto e, per tanto, gli utenti più facoltosi (quelli cioè che possiedono più token) possono esprimere più potere di voto ed influenzare direttamente le scelte di tutta la rete. Ipotizziamo ad esempio che della rete facciano parte Anna, Maria, Claudio e Roberto i quali possiedono 10 token l’uno ad eccezione di Claudio che ne possiede 40; ora, se sia Anna, che Maria e Roberto votano per delegare Maria mentre Claudio vota per delegare Anna quello che succede è che anche se Maria raccoglie i voti di tre differenti soggetti lo fa per un numero di token complessivamente pari a 30 mentre Roberto (da solo) vota per un numero di token pari a 40 e quindi definisce sostanzialmente da solo l’esito della votazione che, nell’esempio in questione, vedrebbe prevalere Anna a scapito di Maria. Quello che succede nei sistemi che usano Dpos è che i soggetti che possiedono più token sono quelli che decidono davvero mentre tutti gli altri, rendendosi conto della loro sostanziale marginalità, si limitano a smettere di votare; quello che emerge da questo quadro è sostanzialmente un’oligarchia, un modello cioè in cui i soggetti più ricchi decidono tutto e i soggetti più poveri si ritrovano impossibilitati a far valere il peso del proprio voto persino qualora riuscissero ad aggregarsi tutti insieme. Di conseguenza, affermano i detrattori di EOS, gli sviluppatori di questa piattaforma hanno fatto una scelta a beneficio della scalabilità che penalizza la piena decentralizzazione del network, EOS, in altre parole, dovrebbe essere vista come un sistema centralizzato.
Conclusioni
Personalmente non sono mai stato un sostenitore di EOS anche se, per onestà intellettuale, riconosco la natura fortemente ambiziosa di questo progetto che punta a ricostruire in un unico ambiente le funzionalità più interessanti di una blockchain (dagli smart contracts alle Dapps, passando per il cloud storage), così come penso sia giusto riconoscere lo sforzo compiuto dagli sviluppatori nel tentativo di superare il trilemma scalabilità-decentralizzazione-sicurezza. Tuttavia resto a tutt’oggi fermamente convinto che il protocollo di consenso Dpos non sia la strada giusta da percorrere; occorre però anche dire che non è da escludersi la possibilità che i limiti del Dpos possano essere superati in qualche modo nel prossimo futuro. Del resto dentro EOS ci sono alcune delle menti più brillanti nel mondo delle criptovalute per cui trovo che sia giusto lasciarli lavorare senza metterli eccessivamente sotto pressione. Inoltre, come ho scritto in diversi altri post, le esigenze che ruotano intorno al mondo delle criptovalute sono varie e profondamente differenti tra loro per cui l’esistenza di approcci diversi per risolvere i medesimi problemi permette agli utenti di orientarsi tra i vari progetti sulla base di quelle che sono le loro specifiche necessità. Chi avesse la necessità di avvalersi di un sistema caratterizzato da elevata capacità di processare un gran numero di transazioni molto velocemente troverà certamente interessante un progetto come EOS; in caso contrario non dovrà fare altro che orientarsi a una piattaforma differente per perseguire i propri scopi. Trovo personalmente molto limitante e poco lungimirante la mentalità attualmente estremamente diffusa che mira alla standardizzazione dell’universo delle cripto, tipica del pensiero massimalista, che pretende ad ogni costo che nel futuro sopravvivano pochi progetti o, meglio ancora, un solo progetto; penso invece che la varietà che attualmente caratterizza il mondo delle cripto sia un valore aggiunto che permette a tutti di scegliere liberamente a quale progetto rivolgersi magari sulla base di valori condivisi che possono anche esulare l’aspetto meramente tecnologico.
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