Nel Sandonatese si moltiplicano i casi di truffe legate alle criptovalute, con l’ultimo episodio che ha visto un imprenditore locale perdere ben 180 mila euro. Il fenomeno, sempre più diffuso, colpisce una vasta gamma di vittime: dai semplici consumatori e casalinghe fino ad arrivare a imprenditori affermati che cadono nella rete di sofisticati raggiri digitali. Antonio Crudo, CEO di Rischio Zero Management, ha registrato una crescita preoccupante di questi casi nel suo ufficio di via Jesolo a San Donà.
Il meccanismo della trappola
I truffatori utilizzano una strategia collaudata che sfrutta nomi e brand realmente esistenti come “civetta” per attirare le vittime. Le piattaforme digitali fraudolente si presentano con l’identità di autorità riconosciute nel settore delle criptovalute, conquistando la fiducia degli investitori attraverso la dimostrazione di guadagni iniziali facili e apparentemente sicuri. Una volta ottenuta la fiducia del cliente, i criminali spingono per investimenti sempre più consistenti, per poi sparire nel nulla con i fondi raccolti.
La casistica registrata da Crudo evidenzia la varietà degli importi coinvolti: tre casi da circa 10 mila euro ciascuno, uno da 70 mila e uno da 90 mila euro, fino ad arrivare al caso più recente dell’imprenditore sandonatese che ha perso 180 mila euro. Questi numeri testimoniano come il fenomeno non risparmi nessuna fascia sociale o economica.
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Le possibilità di recupero
Nonostante la complessità del fenomeno, esistono concrete possibilità di recuperare le somme perdute. Come spiega Crudo, è necessario “un lavoro attento di tipo investigativo attraverso esperti informatici per risalire alla matrice che ha generato questa emorragia finanziaria”. L’approccio tecnico-investigativo può portare a individuare la fonte del raggiro e, di conseguenza, a rintracciare i fondi sottratti illegalmente.
Un esempio concreto di successo arriva dall’avvocato Marco Da Villa di San Donà, che ha ottenuto un risarcimento di 60 mila euro da UniCredit lo scorso maggio per il caso di un imprenditore di Vicenza. Il legale, contattato da vittime di truffe in tutta Italia, sta seguendo anche un caso recentissimo di un investitore sandonatese colpito da frode crypto.
La difficoltà nel denunciare
Uno degli ostacoli principali nella lotta a questo tipo di crimini è rappresentato dalla riluttanza delle vittime ad ammettere di essere cadute nel raggiro. L’imbarazzo e la vergogna spesso impediscono una tempestiva denuncia, ritardando l’avvio delle procedure di recupero e facilitando l’azione dei truffatori. Questa dinamica psicologica rappresenta un elemento che i criminali sfruttano consapevolmente, contando sul silenzio delle loro vittime.
Le differenze nelle tutele legali
L’avvocato Da Villa precisa che le truffe legate alle piattaforme di trading online non sono sempre assimilabili ad altre tipologie di frodi digitali come phishing, spoofing o sms spoofing. Mentre per queste ultime è possibile tutelare il risparmiatore ricorrendo contro la banca presso cui sussistono i rapporti violati, le truffe crypto richiedono strategie legali diverse e più complesse. La distinzione è fondamentale per individuare il percorso di tutela più efficace e massimizzare le possibilità di recupero dei fondi sottratti.
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