2139 Exchange e schema Ponzi. La Consob pone fine alla truffa, ma cosa fare ora?

Da diverse settimane circolava notizia di un sistema facile, facile per fare soldi sicuri. Dovrebbe essere inutile dire, ancora una volta, che non esistono soluzioni di questo tipo per guadagnare, e che tutte le volte che si decide di investire del denaro ci sono dei rischi connessi. A volte peraltro, come nel caso che vedremo, i rischi possono essere anche di natura legale.

La scritta Scam Alert in bianco con la scritta 2139 in rosso su fondo nero
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La CONSOB chiude la piattaforma 2139

Il sistema per guadagnare con le crypto che veniva proposto dalla piattaforma exchange 2139 era, di fatto, uno schema Ponzi. Per chi non ha ben presente di cosa si tratti, dicamo in estrema sintesi che lo schema Ponzi si presenta con una struttura piramidale, in cui i primi ad entrare hanno la possibilità di ottenere maggiori profitti, mentre gli ultimi rischiano di restare a bocca asciutta, in quanto è un sistema destinato a crollare per la sua stessa natura.

In uno schema Ponzi gli investimenti di chi entra dopo servono a finanziare i profitti di chi è entrato prima, e quando il rapporto tra il numero di investitori che si chiamano fuori (incassando i guadagni), e quello dei nuovi arrivati raggiunge un punto critico, il castello di carta crolla su se stesso. Ed è di questa natura il sistema che ha tenuto in piedi la piattaforma exchange 2139, quanto meno fino all’intervento della CONSOB.

Intervento giunto proprio a seguito di diverse segnalazioni da parte di investitori che, manco a farlo apposta, non riuscivano a prelevare fondi dai propri wallet. La CONSOB a quel punto ha preso una posizione chiara rispetto al sito web di 2139, che è stato oscurato, e gli utenti allertati dei rischi connessi.

“Si ordina di porre termine alla violazione dell’art. 18 del D. Lgs. n. 58/98 posta in essere tramite i siti internet https://2139.online, https://2139.ltd e https://2139.fun consistente nell’offerta e nello svolgimento nei confronti del pubblico italiano dei servizi e delle attività di investimento” recita a tal riguardo la comunicazione ufficiale pubblicata sul sito della CONSOB.

Che fine hanno fatto i soldi di chi ha investito in 2139?

Diciamo prima di tutto che i soldi investiti attraverso l’exchange 2139 non saranno facili da recuperare, ma che fine hanno fatto? Secondo un’analisi on-chain condotta da decrypt i truffatori hanno recentemente trasferito qualcosa come 27 milioni di euro verso Binance.

Su Decrypt leggiamo infatti: “Dalla nostra prima analisi on chain della piattaforma avevamo notato come TN6yMhZSih6jYWD6hV1Skfg1u9r8P5aPTp fosse il wallet utilizzato dall’organizzazione criminale dietro 2139 per incassare i fondi degli utenti e fare cash out su exchange, attraverso goffi tentativi di mixing con bridge cross-chain”.

I soldi che gli utenti hanno investito attraverso 2139 sono quindi stati spostati da un exchange (illegale) a un exchange centralizzato autorizzato, che è Binance appunto. Secondo alcune fonti, tra cui CoinTelegraph, ci sarebbe ancora la possibilità di recuperare gli importi, attraverso il coinvolgimento delle forze dell’ordine, e viene pertanto consigliato alle vittime della truffa di denunciare l’accaduto il prima possibile, fornendo alle autorità competenti tutte le informazioni utili alla ricostruzione della vicenda.

Cosa rischia chi ha investito in 2139?

I rischi associati all’attività di investimento attraverso la piattaforma exchange NON autorizzata 2139 sono molteplici. Infatti il rischio di aver perso le risorse destinate a questo investimento non è l’unico che gli utenti corrono, ve ne sono anche di natura legale, nonché rischi connessi all’utilizzo per future attività illecite dei dati personali degli utenti che si sono iscritti sulla piattaforma.

Abbiamo detto che in merito all’attività di investimento attraverso la piattaforma 2139 c’è stato nei giorni scorsi l’intervento della CONSOB, l’ente che vigila sui mercati finanziari italiani, la quale ha emesso un provvedimento che ha oscurato il sito e bloccato l’attività in Italia della piattaforma.

Dal momento che si trattava di una piattaforma che operava senza autorizzazioni, e che di fatto ha messo in piedi una truffa basata su uno schema Ponzi ai danni degli utenti, il rischio per questi ultimi non è solo quello di non riuscire a recuperare le somme investite, ma anche quello di ritrovarsi coinvolti, a propria insaputa in attività illegali.

I truffatori infatti potrebbero usare a loro insaputa i dati personali che gli utenti hanno fornito in fase di registrazione, tra cui documenti d’identità, numeri di telefono, indirizzi email e via dicendo. Sono tutte informazioni sensibili che potrebbero essere usate in futuro nell’ambito di nuove attività illegali, tra cui truffe o peggio ancora operazioni di riciclaggio di denaro.

Alcuni utenti di 2139 si sono già ritrovati con SIM card intestate a loro nome, successivamente usate per compiere frodi online. Questo è uno dei rischi associati a investimenti su piattaforme non autorizzate, e in alcuni casi diventa anche difficile, per le vittime, dimostrare la propria estraneità ai fatti, ingenerando talvolta battaglie legali lunghe e costose.

Cosa devono fare le vittime della truffa dello schema Ponzi di 2139

Dal momento che i rischi associati a investimenti su piattaforme illegali, come abbiamo visto, sono molteplici, ci sono diverse cose che occorre fare per limitare i danni al minimo. Per cominciare, considerati i rischi associati all’utilizzo dei dati personali forniti alla piattaforma in fase di registrazione, bisogna prima di tutto sporgere una denuncia.

I dati, come il numero di telefono e l’indirizzo email, potrebbero essere utilizzati dai truffatori o da terze parti, per tentativi di phishing in futuro. In tal senso sono già stati segnalati alcuni casi proprio da parte di utenti della piattaforma 2139, che sono stati contattati da soggetti che intendevano estorcere ulteriori somme di denaro promettendo aiuto per recuperare il denaro perso nell’investimento truffa.

L’altro rischio, come accennato, è legato alla possibilità che i dati vengano rivenduti sul dark web, e che in questo modo l’investitore si trovi a sua insaputa coinvolto in altre attività illegali. Per evitare le implicazioni spiacevoli connesse a questo tipo di scenario, le vittime del 2139 dovrebbero subito sporgere denuncia.

In Italia infatti il decreto legislativo 231/2007 disciplina la prevenzione del riciclaggio di denaro, e prevede sanzioni severe per tutti coloro che, anche involontariamente, si trovino coinvolti in operazioni finanziarie sospette, che possono sfociare in lunghi e costosi procedimenti legali. Ecco perché occorre cercare assistenza legale immediata sporgendo una denuncia cautelativa.

Di fatto occorre denunciare alle autorità competenti il timore che i propri dati personali vengano utilizzati con finalità illecite, e al tempo stesso è bene monitorare attentamente i propri conti bancari, verificare che non vengano attivati servizi non richiesti, e prestare attenzione alle eventuali email o comunicazioni sospette.

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