Quando si è parlato di volatilità nel trading delle criptomonete abbiamo anche compreso che le criptovalute  non si tradano come le altre divise tradizionali, ma allo stesso tempo abbiamo espresso la nostra opinione secondo cui  l’analisi tecnica contribuisce ad una visione migliore delle diverse situazioni di mercato che ottimizza e facilita l’apertura della posizione di trading come con le monete fiat. L’interpretazione semmai si sposta sull’ambito delle probabilità di perfezionamento del pattern che nei mercati virtuali resta ancora leggermente inferiore a causa dei volumi minori e di una volatilità storica tuttora in parte inadeguata.

D’altro canto i vari Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan che qualche giorno fa ha definito il bitcoin una frode, possono dire quello che vogliono, perchè la verità resta circoscritta al fatto che le criptovalute possono diventare inevitabili accrescendo di conseguenza i  volumi registrati dalle piattaforme di trading. In sintesi chiediamoci come in un mondo in cui esiste internet ed in cui transitano online i prodotti , i video, le informazioni, i libri e relazioni sociali, può essere rallentato un fenomeno come quello della creazione di valute libere, democratiche e digitali. E’ possibile fermare l’e-commerce ed i social network?

Chiunque di noi sa che ormai sono dimensioni che fanno parte della nostra vita. Rimangono dinamiche sociali ed economiche nate grazie alla Rete che potranno solo svilupparsi senza implodere mai. In buona sostanza è dunque molto probabile che il margine di crescita sia ancora immenso, molte criptovalute  falliranno, certo, ma quelle che prenderanno piede potrebbero avere delle crescite esponenziali. Quello che a questo punto gli operatori retails dovrebbero chiedersi è : come possiamo trarre profitti da questa crescita ? Minare è sempre più difficile ed in Italia non è poi così conveniente, i wallet non ci permettono di andare short, ( cosa che è molto interessante visto che ci consente di approfittare anche dei crolli e non solo delle crescite), quindi ? Li tradiamo, d’altronde siamo trader, tenendo però in debito conto il fatto che le logiche di trading delle criptovalute sono in parte diverse da quelle di indici, azioni, valute forex e materie prime.

Affidandoci ad esempio all’oscillatore RSI (relative strength index) consideriamo inizialmente i volumi che il nostro broker conta sulla piattaforma di trading; eventuali volumi più consistenti infatti andranno a contrastare una situazione di minore liquidità che renderebbe sottili le contrattazioni, più instabili gli scambi e meno reattivi i segnali provenienti dall’indicatore. Inoltre consideriamo che nessuno strumento di trading , quindi nemmeno l’RSI, possono dimostrarsi utili qualora si utilizzi una piattaforma di bassa qualità. Fatte queste importanti premesse iniziamo col dire che l’RSI si basa sul fatto che quando il prezzo è alto allora tanto maggiori saranno le chiusure al rialzo rispetto a quelle al ribasso , mentre tutto il contrario avviene nel momento in cui il prezzo si trova in una fase di debolezza, ovvero le chiusure al ribasso, a quel punto, saranno certamente superiori di quelle al rialzo. L’RSI pertanto si fonda sic et simpliciter sull’osservazione che verifica se pesano di più le chiusure al rialzo rispetto a quelle al ribasso.

Delle due direzioni quella che pesa di più indica una persistenza e la direzione prevalente del mercato di riferimento. I livelli considerati significativi da chi ha elaborato lo strumento sono l’area compresa al di sopra dei 70 punti e quella al di sotto dei 30 punti. Chi sfrutta l’oscillatore RSI indica queste due zone particolari rispettivamente come zona di ipercomprato e di ipervenduto. Per ipercomprato interpretiamo quella fase degli scambi in cui gli indicatori raggiungono i loro massimi, e queste condizioni generalmente si verificano là dove il prezzo si è spinto ai margini di ascesa ed è quindi molto probabile una sua inversione di rotta. Speculare , ed all’inverso, il discorso per la definizione di ipervenduto. Qui l’RSI è giunto grossomodo al suo minimo, ovvero lambisce l’area limite di ribasso dove però potrebbe generarsi una reazione rialzista del mercato.

L’RSI è un indicatore molto utile, e lo si capisce proprio guardando alle definizioni di ipercomprato e di ipervenduto. Quando il prezzo si porta in queste aree estreme i segnali operativi che se ne deducono sono piuttosto chiari e si palesano con evidenza impareggiabile. Di fatto valutando bene le contrattazioni si può aprire una posizione long, con le probabilità a favore del trader, quando l’RSI mostra una situazione di ipervenduto, ovvero quando la linea dell’indicatore scende al di sotto del valore 30, come dimostra la figura in testa a questo articolo. Mentre le possibilità di profitto aumentano per i venditori qualora la linea dell’RSI si trovi sopra il valore 70. E’ in questo caso infatti che si può tentare quella che in gergo tecnico viene definita una vendita scopertista, o vendita allo scoperto. In pratica entrare in un mercato short potrebbe essere la conseguenza di una inversione ribassista proprio quando il mercato si trovi nell’area limite dell’ipercomprato.  Riassumendo: emergono probabilità di guadagno vendendo quando l’oscillatore è al di sopra dell’area dei 70 punti e comprando quando il valore dell’ RSI è al di sotto dei 30 punti.

di Vincenzo Augello

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