TrueUSD ($TUSD) è una delle ultime arrivate nel mondo delle stablecoin eppure, come sembra stia diventando comune, è il più giovane ad impartire lezioni al più anziano, per quanto paradossale possa sembrare. E’ notizia di un paio di giorni fa, infatti, che un audit indipendente, preparato dalla società di contabilità pubblica Cohen & Company, ha certificato che l’azienda possiede accantonamenti, al 31 marzo 2019, pari al 100% dei token in circolazione; detto in soldoni, in pratica sui conti riconducibili alla società sono depositati 199.063.885 dollari a fronte di una fornitura di monete circolante di 198.982.291 TUSD.
Lezione di trasparenza da TrueUSD
Se già questo non bastasse ad assestare un duro schiaffone alla credibilità di tether ecco che, con un recente annuncio, TrueUSD ci mette il carico da novanta; meno di un mese fa, infatti, l’azienda aveva annunciato una nuova partnership con la società di contabilità Armanino finalizzata a rendere ancora più trasparente la propria attività permettendo ai trader di monitorare i saldi dei token TrueUSD e i fondi collateralizzati, di modo da fornire tutte le garanzie possibili che per ogni token emesso esiste un accantonamento di pari valore sui conti dell’azienda.
Se pensate che TrueUSD abbia umiliato il proprio competitor già a sufficienza vi sbagliate, mentre infatti TUSD comunicava la partnership con Amanino, nello stesso periodo, a marzo 2019, Tether finiva al centro della bufera per aver improvvisamente rimosso dal sito, dal white paper e da tutti i propri documenti sul web, i passaggi coi quali assicurava gli investitori che ogni USDT in circolazione sarebbe stato interamente supportato da dollari americani; il tutto, ovviamente, prontamente diffuso da alcuni utenti sui maggiori social, tanto da far diventare la figuraccia virale. Ovviamente USDT ha tentato di reagire prontamente, correggendo nuovamente i propri documenti e tornando ad affermare che si, possiede accantonamenti atti a coprire il 100% dei token emessi, ma non necessariamente in dollari americani; in pratica la copertura sarebbe data non più necessariamente da equivalente liquidità in dollari ma anche da “altre attività” (non meglio precisate) e crediti da prestiti effettuati .
Insomma, non era facile, ma alla fine la pezza messa è sembrata ancora peggiore del buco e il fatto che tutto questo sia successo mentre TUSD rafforzava la propria credibilità sul mercato fornendo dati ufficiali per mezzo di revisori contabili indipendenti ha affossato ancora di più la credibilità di tether (già prima ai minimi termini). Se quindi già da tempo la possibilità che USDT potesse sopravvivere nel lungo periodo sembrava francamente poco probabile, arrivati a questo punto sembra addirittura inverosimile. A rendere la posizione di tether ancora più scomoda c’è il fatto che TUSD sia quotato su tutti i maggiori scambi a livello internazionale, per cui, a fronte di tutto quanto sin qui emerso, diventa difficile immaginare un trader che per uscire dal mercato decida di comprare tether preferendo questo token a TUSD; insomma, se fosse un incontro di pugilato l’arbitro avrebbe già iniziato a contare e sarebbe francamente difficile immaginare che tether (nei panni del pugile suonato) possa essere capace di salvarsi dal knock-out.
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