L’intricata rete di truffe legate alle criptovalute in Australia ha recentemente coinvolto Brendan Gunn, fratello della nota ballerina olimpica Raygun. Un caso che rivela come il mondo delle criptovalute possa diventare terreno fertile per attività illegali quando sfugge ai controlli adeguati.
La caduta di un manager crypto nel mirino dell’ASIC
L’Australian Securities and Investments Commission (ASIC) ha formalmente accusato Brendan Gunn di aver gestito denaro presumibilmente proveniente da attività illecite. Secondo le autorità, Gunn avrebbe amministrato due assegni bancari contenenti 113.000 dollari provenienti da tre investitori che avevano trasferito fondi per la conversione di criptovaluta.
La gravità delle accuse si concentra sulla ripetuta apertura di conti bancari a nome della società Mormarkets Pty Ltd, di cui Gunn risulta essere direttore. L’ASIC sostiene che l’uomo abbia continuato ad aprire nuovi conti nonostante le molteplici chiusure dovute a segnalazioni di frode, ignorando gli avvertimenti ricevuti dalle banche stesse.
Se condannato, Gunn potrebbe affrontare pene severe: fino a tre anni di reclusione, una multa di 23.814 dollari, o addirittura entrambe le sanzioni. Il suo prossimo appuntamento in tribunale è fissato per il 29 aprile, dopo la prima comparsa avvenuta il 4 marzo.
Il contrasto tra notorietà e illegalità: il legame con Raygun
La vicenda assume contorni ancora più mediatici per via del legame familiare con Rachael “Raygun” Gunn, ballerina di breakdance australiana divenuta celebre dopo la sua esibizione olimpica del 2024. L’esibizione di Raygun divenne virale, generando discussioni online e trasformandosi in fonte di numerosi meme, nonostante il suo successivo ritiro dalla competizione.
Il contrasto tra la popolarità della sorella nel mondo dello sport e le attività illecite del fratello mette in luce come le dinamiche familiari possano intrecciarsi in modi imprevedibili con questioni legali e finanziarie. Un elemento che aggiunge una dimensione umana e complessa alla vicenda giudiziaria.
L’offensiva australiana contro le frodi crypto
L’azione contro Gunn si inserisce in un più ampio contesto di intensificazione dei controlli da parte delle autorità australiane nel settore delle criptovalute. L’ASIC ha dimostrato in passato la propria determinazione ad agire contro le pratiche illegali in questo ambito, come evidenziato da precedenti indagini:
- L’inchiesta su Bit Trade, operatore dell’exchange australiano di Kraken, accusato di non rispettare gli standard di conformità finanziaria
- L’azione legale contro John Bigatton, promotore dello schema Ponzi BitConnect
- L’annuncio di AUSTRAC riguardo una maggiore attenzione verso il settore crypto nel 2025, con particolare focus sui fornitori di ATM sospettati di violare le leggi finanziarie
L’impegno delle autorità di regolamentazione australiane nella protezione degli investitori rappresenta un passo importante verso un mercato delle criptovalute più trasparente e sicuro. A dicembre, l’ASIC ha anche avviato consultazioni con le parti interessate del settore per aggiornare le proprie linee guida, chiarendo quando gli asset digitali rientrano nei quadri finanziari esistenti.
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