Il rapporto pubblicato in data odierna da Finextra, l’unità di ricerca di eToro, avanza una serie di critiche sostanziali a libra, la criptovaluta made in facebook fortemente voluta da Zuckerberg che tanto repentinamente ha acceso le polemiche di media e politici di tutto il mondo quanto altrettanto velocemente sembra essere finita nel dimenticatoio; secondo il rapporto, infatti, facebook dovrebbe cambiare radicalmente la propria strategia se vuole concludere qualcosa, abbandonando il progetto libra e dedicandosi a supportare progetti di terze parti. Stando a quanto riportato dai ricercatori di eToroX Lab, che non sono i soli a pensarla così, gli adempimenti per emettere una criptovaluta di proprietà sono così onerosi per facebook da rendere sostanzialmente impossibile lavorare con successo a un progetto come libra, tuttavia il social potrebbe decidere di esternalizzare l’emissione della criptovaluta ad aziende che godono già delle licenze necessarie ad operare legalmente, by-passando così le principali difficoltà che il progetto sta incontrando.
In pratica facebook dovrebbe concentrarsi sull’integrazione del wallet calibra sulle proprie piattaforme, rendendolo compatibile con stablecoin indipendenti realizzate da terze parti, in questo modo potrebbe giocare un ruolo di primissimo piano nella diffusione di questi strumenti tra i quasi 3mld di utenti registrati sparsi in tutto il mondo; nell’affermare questo, però, eToro dimostra di prendere per buono quanto dichiarato dall’azienda al momento del lancio e cioè che il fine ultimo di libra sia di favorire l’inclusione bancaria, cosa sulla quale però è legittimo nutrire numerosi dubbi. Se l’obiettivo di Zuckerberg fosse veramente consentire l’accesso agli strumenti bancari all’ampia platea di soggetti non bancabili sparsi per il mondo il modo migliore di procedere sarebbe stato proprio di muoversi nella direzione tracciata dal rapporto pubblicato da Finextra, cosa che però non è stata nemmeno presa in considerazione; il vero obiettivo di facebook, invece, appare chiaramente quello di mettere le mani sui big data relativi alle transazioni finanziarie degli utenti e bisogna essere molto ingenui per pensare che non sia così.
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