I timori per l’esito che la brexit avrà sull’economia UK iniziano a farsi più consistenti, tanto più che non sembrano esserci gli estremi per trovare un accordo proficuo con la comunità europea; lo sa bene Nigel Green, CEO di deVere Group (colosso inglese della consulenza finanziaria), il quale ha recentemente dichiarato in un’intervista che:
Il crescente mercato delle criptovalute ha già fornito vantaggi economici tangibili ad altre importanti economie; la Brexit rappresenta per la Gran Bretagna un’occasione unica per andare ancora oltre e per riavviare il settore dei servizi finanziari del Regno Unito sostenendo l’industria fintech
La principale preoccupazione di Green e che, senza adeguate contromisure, la brexit finisca per mandare la Gran Bretagna in recessione; nonostante le sue tesi appaiano senz’altro sensate il Regno Unito pare però volersi muovere in direzione diametralmente opposta, sposando un approccio critico al mercato e continuando a nutrire una profonda diffidenza nei confronti degli asset crittografici, tanto da prendere in considerazione la possibilità di vietare agli operatori retail il mercato dei CDF. Il CEO di DeVere Group sembra però convinto che alla fine a prevalere saranno posizioni di maggiore apertura, anche perché, come dimostrano numerose notizie e dati provenienti dall’Inghilterra, l’imprenditoria inglese guarda con entusiasmo al mercato delle cripto, così come i comuni cittadini che, timorosi di un crollo della sterlina, stanno iniziando a comprare bitcoin nel tentativo di tutelarsi.
Secondo Green la brexit rappresenta un passaggio cruciale nella storia del paese, dal momento che permetterebbe a Londra di liberarsi dalla morsa burocratica delle istituzioni europee, offrendole l’opportunità di adottare un quadro normativo per le criptovalute che la distinguerebbe profondamente da quello che, con ogni probabilità, regolamenterà il mercato europeo e adottando un approccio crypto-frendly che assomigli più a quello di paesi come il Giappone che a quello che, a quanto pare, la Francia si appresta ad imporre ai paesi UE. Come abbiamo già scritto in alcuni altri articoli, infatti, i francesi sembrano essere riusciti ad imporsi come guida a livello comunitario nella stesura delle norme che regolamenteranno l’industria blockchain in UE e, come i nostri lettori sanno bene, la Francia è attualmente uno dei paesi più critici nei confronti di questa tecnologia a livello mondiale.
La Gran Bretagna, quindi, che molto probabilmente finirà con l’essere profondamente penalizzata dall’uscita dalla comunità europea, dovrebbe guardare a questo mercato come l’occasione per rendere Londra il punto di riferimento nel vecchio continente per chi desidera operare in tutta legalità nell’ambito della tecnologia blockchain, sfruttando così a proprio vantaggio la miopia francese che pare chiaramente destinata a lasciare tagliati fuori i paesi dell’area UE da quella che ormai molti definiscono essere la quarta rivoluzione industriale.
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