Nelle ultime settimane stiamo assistendo a un ribaltamento radicale nell’approccio della Cina nei confronti di Bitcoin; dopo aver precipitosamente fatto marcia indietro sul mining, che è passato dall’essere un’azienda da sopprimere allo status di industria strategica per il paese, oggi la Xinhua News Agency, gestita dallo stesso governo cinese, ha pubblicato un rapporto che definisce bitcoin come la prima applicazione di successo della tecnologia blockchain. L’articolo rappresenta in un certo senso un passaggio epocale perché è la prima volta che il governo cinese, sia pure per mezzo di un’agenzia di stampa, si discosta pesantemente dalla narrazione occidentale su bitcoin e ne riconosce qualità e virtù; come molti osservatori stanno rimarcando di recente, e come noi stessi di ValuteVirtuali scriviamo da mesi (da ben prima che diventasse di moda), c’è un asse a livello geopolitico che punta a sganciare l’economia mondiale dal dollaro americano, un asse che, storicamente, ruota intorno a Russia, Iran e Cina e che sembra attualmente aver compreso che l’unico strumento che si dimostri ad oggi capace di centrare un obiettivo del genere è proprio bitcoin. Da qui, quindi, deriva l’inversione a U sulle criptovalute voluta dal governo cinese, da qui la volontà dei russi di aprirsi al mercato delle cripto e la scelta dell’Iran di diminuire la pressione sulle attività minerarie nel paese attraverso una legge che, pur negando incentivi statali sul costo dell’elettricità (com’è anche giusto che sia) non ha però bannato ne definito come illegale l’attività di mining. Dopo l’intervento pubblico di Xi Jinping, nel quale il presidente cinese dichiarava che la tecnologia blockchain è considerata dal governo centrale per la crescita futura del paese, erano giunte alcune timide dichiarazioni che invitavano la popolazione a non scambiare l’apertura verso questa nuova tecnologia per un sostegno generico all’industria delle criptovalute, tuttavia il rapporto pubblicato da Xinhua dimostra incontrovertibilmente che la posizione del governo nei confronti di bitcoin si è notevolmente alleggerita. Volendo tutto questo potrebbe essere ricondotto alle tensioni commerciali con gli USA e non escluderei quindi che i cinesi stiano usando bitcoin come un’arma nella guerra commerciale voluta da Trump; anche gli Stati Uniti, infatti, sono consapevoli che l’unico strumento capace di minare l’egemonia del dollaro sui mercati globali è proprio bitcoin, un eventuale sdoganamento da parte dei cinesi di BTC non farebbe che favorire questa tendenza, per cui è possibile che le recenti dichiarazioni di apertura siano parte della strategia cinese per fare pressione sugli USA. Tutto questo conferma un’altra cosa che qui su ValuteVirtuali sosteniamo da tempo, e cioè che il vero impatto dirompente di bitcoin non è tanto sul sistema economico finanziario quanto sugli equilibri geopolitici internazionali.
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