L’ European Blockchain Partnership è un’iniziativa promossa dalla commissione UE che ha voluto creare un tavolo di discussione per permette ai paesi membri di condividere informazioni ed esperienze relative a questa tecnologia con lo scopo di sviluppare piattaforme comuni per la gestione digitale dei servizi pubblici; il nostro paese è stato uno degli ultimi ad aderire al progetto (nel settembre dell’anno scorso) eppure, come si apprende da un comunicato stampa del MISE (il ministero dello sviluppo economico) ha già ricevuto l’incarico di presiedere il tavolo di discussione per la durata di un anno fino a luglio dell’anno prossimo.
Eurpean blockchain partnership
Come si può leggere nel comunicato, Marco Bellezza, Consigliere giuridico del Ministro per lo sviluppo economico per le comunicazioni e l’innovazione digitale e Coordinatore della delegazione italiana della EU Blockchain Partnership, ha immediatamente colto l’occasione per affermare che:
“La Presidenza italiana della EU Blockchain partnership è un primo riconoscimento dell’attività svolta su questo fronte su impulso del Ministro Luigi Di Maio, nell’ottica di conferire all’Italia un ruolo di leadership nell’ambito dei progetti europei sulla Blockchain. Si tratta di un’opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l’utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini ed imprese rafforzando la cooperazione in ambito UE”
E’ necessario adesso fare il punto sulla situazione perché nel nostro paese, purtroppo, il clima di perenne campagna elettorale tende, persino nelle dichiarazioni ufficiali, a trasformare qualunque cosa in un proclama; la presidenza dell’ European Blockchain Partnership non è poi questo gran risultato per tutta una serie di motivi. Per prima cosa appare chiaro che la nomina è una pura formalità, dal momento che la presidenza è a rotazione e vi parteciperanno tutti i paesi che aderiscono al progetto; in secondo luogo la partita, quella vera, sul piano politico riguarda la regolamentazione, una partita che, come abbiamo già scritto in altri nostri articoli, sembra aver vinto la Francia che si è posta come guida a livello europeo per l’emanazione di un quadro normativo che, quasi inevitabilmente, sembra essere destinato ad essere molto restrittivo nei confronti delle criptovalute.
A questo governo va comunque riconosciuto il fatto di aver finalmente concesso un’apertura di credito alla tecnologia blockchain, se prima, in altre parole, eravamo fermi adesso abbiamo iniziato almeno a muoverci; ma che sia chiaro, stiamo camminando, non stiamo correndo. I paesi che sono realmente all’avanguardia in questo campo a livello Europeo sono Cipro, Malta, l’Estonia, non sicuramente l’Italia e ne tanto meno gli altri grandi paesi della zona UE. Il fatto poi, per concludere, che i governi vogliano puntare sulla tecnologia DLT (perché anche se parlano di blockchain non si tratta di progetti realmente decentralizzati, come classicamente succede ogni volta che si costruisce una piattaforma basata su DLT) non significa che si sta investendo sulla cripto-economia, ne tanto meno che ci sia l’intenzione di sfruttare appieno i vantaggi che derivano dal mondo fintech. Insomma, l’Europa, incluso il nostro paese, è ancora molto indietro su questi aspetti rispetto ai grandi paesi che hanno realmente investito su questa tecnologia, abbiamo già perso dieci anni di tempo e, probabilmente, finiremo col perdere anche i prossimi dieci anni tra tavoli tecnici, che quasi sempre si rivelano inutili, incertezze normative, burocrazia asfissiante e inconcludenza della politica.
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