L’ultima in ordine di tempo è l’Università della Pennsylvania, facente parte del circuito chiamato “Ivy League”, che raccoglie le otto più prestigiose università private degli Stati Uniti d’America (come Harvard, Princeton, Yale, etc); è quindi particolarmente significativa la scelta da parte di questo ateneo di introdurre un nuovo corso online dedicato alle valute virtuali, così come si apprende da un comunicato stampa diffuso ieri. Il nuovo corso si chiamerà “Fintech: Fondamenti e applicazioni delle tecnologie finanziarie” ed offrirà agli studenti la possibilità di acquisire i primi rudimenti sulla tecnologia blockchain allo scopo di porre in essere un approccio olistico all’educazione di livello universitario di tutte quelle tecnologie che possono essere poste sotto l’etichetta “fintech” (per cui non solo criptovalute ma anche fenomeni come il crowdfunding).
Le università aprono corsi di criptovalute
Quello della Pennsylvania non è ne il primo caso al mondo di un’università che abbia deciso di introdurre le tecnologie blockchain e fintech nel proprio programma, ne l’ateneo più prestigioso ad aver fatto questa mossa. Prima ancora abbiamo avuto l’UCBerkeley, che ha introdotto un corso ad hoc che ha riscosso così tanto successo da dover rifiutare 200 domande di iscrizione dal momento che il numero era chiuso e gli studenti che hanno potuto frequentarlo sono stati appena una settantina; mentre tra gli atenei più prestigiosi (non solo in USA ma nel mondo) possiamo segnalare i casi della Stanford University e della Cornell University, che hanno integrato rispettivamente 10 e 9 corsi (per altro tra i più richiesti dagli studenti) sulla tecnologia blockchain nella propria offerta formativa.
Anche nel resto del mondo sono numerose le università che hanno deciso di seguire la stessa strategia, il che dimostra bene quanto si sbaglino i detrattori quando parlano di una tecnologia senza futuro e di bolla dei tulipani; non mi risulta che all’epoca della bolla dei tulipani le università più prestigiose al mondo abbiano creato corsi ad hoc per lo studio di questi fiori ne tanto meno mi risulta che i corsi di botanica abbiano conosciuto un boom di scritti. Dal momento che oramai sono passati più di dieci anni dalla nascita di bitcoin sarebbe anche l’ora di piantarla con certe fesserie su bolle e tulipani e riconoscere che siamo di fronte a una tecnologia che sicuramente segna un passaggio importante nel percorso millenario della storia umana; se così non fosse si faticherebbe a capire il motivo per cui alcune delle università più prestigiose al mondo abbiano reputato necessario ed opportuno inserire dei corsi ad hoc su questa tecnologia.
Niente dimostra meglio di questo quanto larga parte delle critiche che vengono riservate dai detrattori sia alla tecnologia in se che a bitcoin siano completamente prive di fondamento; non basta, in altre parole, un premio nobel ad avere sempre ragione e il caso blockchain ce ne fornisce l’ennesima prova, ammesso che qualcuno davvero ne avesse bisogno.
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