A partire da oggi, e fino a domani, è in corso a Singapore la conferenza Blockshow Asia che sta raduna alcuni degli elementi di maggiori spicco della comunità e sta offrendo tantissimi spunti di riflessione anche molto interessanti; con un articolo pubblicato qualche ora fa cointelgraph riferisce dell’intervento di Pavel Kravchenko, CEO e co-fondatore di Distributed Lab e autore di “Blockchain and Decentralized Systems”, un intervento che mi trova personalmente molto d’accordo e che riguarda il progressivo interesse mostrato dalle grandi istituzioni internazionali in bitcoin. L’afflusso di liquidità da parte dei grandi investitori istituzionali ha scatenato l’entusiasmo di larga parte della comunità che vede in quel denaro un’occasione per trainare il prezzo di BTC ancora più in alto, non tutti però sono così entusiasti e c’è chi come Kravchenko ha preso posizioni molto più critiche. Il CEO ha infatti sostenuto che
“Bitcoin è denaro resistente alla censura, il primo al mondo. Non credo nell’adozione istituzionale; se ciò accadesse Bitcoin non sarebbe più resistente alla censura e, perdendo questa funzione, il suo prezzo crollerebbe a zero“
Secondo Kravchenko, in pratica, il fatto che i governi cerchino di vietare Bitcoin aiuterebbero il prezzo più che l’accettazione istituzionale; molti troveranno le tesi di Kravchenko eccessive, e probabilmente lo sono, tuttavia è innegabile che la crescita di bitcoin in questi anni sia avvenuta nonostante i governi di tutto il mondo abbiano tentato di arginarla. In pratica più i tentativi istituzionali di frenare BTC si rivelavano infruttuosi più cresceva la fiducia nei confronti della moneta crittografata. Personalmente non credo che l’afflusso di denaro dai grandi investitori istituzionali possa far precipitare il prezzo a zero, ma sono convinto che favorirà una riduzione della dominanza di bitcoin rispetto alle altcoin; se BTC diventa una moneta accettata e regolamentata dalle istituzioni inevitabilmente la comunità perderà interesse nei suoi confronti e muoverà verso altri lidi. Sono diverse le monete che possono candidarsi a sostituire bitcoin per ciò che ha rappresentato per l’immaginario collettivo, una sorta, cioè, di ribellione al sistema economico-finanziario; a partire dalle cripto anonime (come monero e z-cash), passando per decred ed altre cripto i cui sviluppatori stanno lavorando alacremente per migliorare i livelli di privacy, la possibilità che la comunità decida di sostenere in massa un’altra moneta lasciando che le istituzioni si impossessino di bitcoin non va ignorata a prescindere. Probabilmente tutto questo non sarebbe neanche un male, ammesso che permetta di sganciare l’economia mondiale dal dollaro statunitense, tuttavia questo genere di analisi vanno prese sempre con le pinze perché ci stiamo muovendo in un territorio inesplorato e il reale impatto delle criptovalute a livello sia economico che politico sullo scenario globale è quasi impossibile da preventivare.
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