Sembra una maledizione, ormai, non riusciamo a passare due settimane di fila senza dover commentare l’ennesima sparata di Craig Wright, che a questo punto si candida ufficialmente ad essere uno dei personaggi più odiati della comminità; prima di passare ad illustrare la sua ultima bravata, prendiamoci un momento per fare un riepilogo delle puntate precedenti, così da permettere anche a chi non ha seguito tutta la storia di orientarsi. Wright, molto brevemente, è un imprenditore australiano che ormai da qualche tempo si è autoproclamato come il vero Satoshi Nakamoto.
Copyright sul White paper di BTC?
La comunità, ovviamente, non ha mai preso sul serio certe farneticazioni anche perché per dimostrare una cosa del genere basterebbe movimentare uno degli indirizzi riconducibili a Satoshi, cosa che però Wright non ha mai fatto (e non lo ha fatto perché non è lui Satoshi, ovviamente). Nel 2017, quando la questione sulla grandezza dei blocchi provocò la rottura della comunità, Wright fu tra coloro che appoggiarono il fork di bitcoin cash, salvo poi provocare un ulteriore fork su BCH dal quale prese vita BSV. Arriviamo in tempi più recenti, quando Wright decide di adire per vie legali contro un account su twitter, hodlnaut (lo stesso che ha ideato lightning torch), reo di averlo ridicolizzato proprio per essersi autoproclamato il vero Satoshi; la comunità, come chi ha seguito la faccenda sa benissimo, non ha reagito bene ed ha prima avviato una raccolta fondi per consentire ad hodlnaut di pagarsi le spese legali e dopo iniziato a fare pressione sui vari exchange perché decidessero il delisting di BSV.
Tra i primi a raccogliere la richiesta della comunità c’è il CEO di Binance, che su twitter dichiara di aver deciso il delisting di BSV a causa dei comportamenti “tossici” di Craig Wright. Intanto BSV inizia a precipitare e le quotazioni della moneta crollano a seguito di pesanti panic selling, questo almeno fino a ieri, quando un grosso pump ha spinto il prezzo a raddoppiare il suo valore. Veniamo quindi ai fatti degli ultimi giorni, la notizia ha iniziato a circolare a seguito di un comunicato stampa di ieri, 21 maggio, nel quale si sostiene che funzionari degli Stati Uniti avrebbero ricevuto conferma che Wright è effettivamente Satoshi Nakamoto; quello che è successo è che Craig Wright ha presentato all’ufficio copyright americano una richiesta di registrazione dei diritti d’autore per il white paper Bitcoin scritto da Satoshi Nakamoto. In pratica l’ufficio brevetti USA avrebbe dei documenti che certificherebbero che Wright sia l’autore del white paper bitcoin. La notizia, ovviamente, è stata accolta con enorme scetticismo da quasi tutta la comunità ; tra i primi a intervenire su twitter per commentare la notizia Jerry Brito (direttore esecutivo dell’organizzazione non profit Coin Center) che ha ricordato a tutti che:
“La registrazione di un copyright è solo una presentazione di un modulo. L’ufficio del copyright non esamina la validità della richiesta, si limita a registrarla. Sfortunatamente non esiste un modo ufficiale per contestare una registrazione. Se ci sono rivendicazioni concorrenti, l’Ufficio le registrerà tutte”
Secondo il comunicato stampa, Wright starebbe facendo tutte le mosse necessarie per attestarsi come creatore di Bitcoin; il punto è che Wright può fornire tutti i documenti che vuole e registrare tutti i brevetti che gli pare, l’unico modo che ha per farsi riconoscere come il vero Satoshi dalla comunità è di movimentare i fondi che sono custoditi nei conti di Satoshi. Può presentare tutti i brevetti che gli pare, questo potrà bastare alle istituzioni, ma non basterà mai alla comunità, che continuerà a deriderlo come già oggi non perde occasione di fare. Insomma, magari alle istituzioni USA potrà bastare qualche foglio di carta per registrare un brevetto, ma per attestarsi come il vero Satoshi agli occhi della comunità questo non basta, serve di più di un brevetto per convincere i bitcoiners, serve una prova crittografica, esattamente ciò che Wright non riuscirà mai a fornire.
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