Ripple USD

Di Ripple avevamo già parlato a metà dicembre quando commentammo l’esplosione di prezzo che seguì l’accordo concluso con American Express. Allora però eravamo a 0.50 mentre siamo a 2, un valore che si è moltiplicato per 4 strappando la palma di seconda criptovaluta più capitalizzata al mondo a Ethereum.

Le motivazioni sono legate principalmente alla notizia di un accordo raggiunto da alcune banche coreane e giapponesi di utilizzo della piattaforma Ripple per l’invio di denaro tra clienti dei due paesi https://www.ft.com/content/2f595696-ecb4-11e7-bd17-521324c81e23; ovviamente il mercato ha reagito in modo esplosivo perché a differenza di tante altre criptovalute qui gli affari cominciano a diventare reali e non sulla carta.

Ripple quindi vera rivelazione del 2017 (anche se in tanti continueranno a parlare di bitcoin). Ad inizio anno servivano 152.000 unità di ripple per acquistare un bitcoin, oggi ne servono meno di 7.500 (il minimo fu però realizzato a metà maggio 2017 attorno a 4.500). Un vero affare per chi ha creduto in una criptovaluta che, senza i clamori dei media mainstream, ha continuato ad entrare nelle maglie del mondo finanziario grazie alla maggiore sicurezza ed affidabilità che gli esperti attribuiscono a XRP rispetto a BTC.

Dal punto di vista grafico non c’è molto da dire.

Il lungo consolidamento maggio-ottobre ha permesso agli operatori di accumulare posizioni scatenando un vero e proprio rally sopra 0.25/0.30 Usd. Siamo in una fase evidentemente di inerzia notevole e fissare degli obiettivi grafici è pressoché impossibile.

Possiamo però provare ad individuare qualche indicatore che solitamente denota un eccesso di ottimismo destinato a lasciare spazio in seguito ad una fase meno direzionale. Uno di questi indicatori noi l’abbiamo individuato nell’Adx. Quando il suo livello tocca quota 70, solitamente Ripple si blocca avviando una fase di congestione delle quotazioni legata al sostanziale equilibrio raggiunto tra domanda e offerta. Non siamo ancora a questo punto, ma neanche lontanissimi e questo lascia presagire un inizio di 2018 meno scoppiettante per XRP.

Monero USD

Lo stesso indicatore di forza del trend utilizzato per Ripple possiamo utilizzarlo con Monero per avere delle indicazioni piuttosto interessanti su quanto dovrà durare la fase correttiva avviata sui massimi di 470 il 21 dicembre. Monero, nel drammatico drawdown del giorno successivo, piombò sul 61.8% di ritracciamento dell’intero bull market cominciato a fine ottobre. Quel livello è 230 Usd per 1 XMR e riteniamo altamente probabile che il mercato tenti di saggiare ancora una volta la forza del supporto.

I motivi sono diversi almeno lato analisi tecnica.

In primis il fatto che questa seconda onda correttiva che si sta sviluppando, attorno a 230 risulterà pari in ampiezza alla prima sequenza bearish 470-195.

Secondo elemento, l’approssimarsi della trend line rialzista che guida il rialzo da novembre e che transita esattamente dalle parti del supporto.

Terza considerazione appunto l’Adx. Questo indicatore di forza del trend quando sale sopra 50 testimonia la presenza di eccessi rialzisti (ma non necessariamente la fine del rialzo). Quando però lo stesso indicatore torna a tagliare verso il basso zona 50 allora non solo il mercato entra in modalità correttiva, ma non esaurisce la negatività fino a quando l’Adx stesso non torna sotto 15.

Possiamo tranquillamente che il lavoro di normalizzazione dei prezzi è in corso e bisognerà farsi trovare pronti al momento giusto per un nuovo ingresso long.

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