Il CEO di JPM, Dimon, si copre di ridicolo parlando di criptovalute in un’intervista con Yahoo Finance

Jamie Dimon, CEO di JPM (una delle più grandi banche d’affari al mondo) è uno dei soggetti che, negli anni, ha maggiormente regalato grasse risate alla comunità delle criptovalute; è molto frequente nel mondo di oggi che figure che ricoprono incarichi apicali a livello internazionale si rivelino essere delle persone ridicole, ma tra tutti gli aspiranti clown che ricoprono incarichi di potere Dimon è sicuramente uno di quelli che ci fa ridere di più. Stiamo parlando di una vera faccia da schiaffi, capace di screditare le criptovalute per anni salvo poi ammettere candidamente che la sua banca sta lavorando all’emissione di una propria cripto, un soggetto che nel corso del 2017, nel bel mezzo del bull run, spargeva FUD come non ci fosse un domani salvo poi ammettere che sua figlia stava comprando a mani basse. Questa persona è così spudorata da essere arrivata ad affermare di fronte a una commissione d’inchiesta del senato americano che imputava a JPM diversi comportamenti al limite della legalità, facendo sfoggio di un’arroganza sconfinata, “multateci pure, ce lo possiamo permettere”. L’ultima sparata di Dimon, durante un’intervista di Yahoo Finance nel quale gli è stata chiesta un’opinione sulla recente presentazione di Libra, è stata abbastanza esilarante; il CEO di JPM, infatti, ha risposto che:

Le aziende che emettono criptovalute vogliono mangiare il nostro pranzo”

Dimon, a differenza di quanto faceva in passato, ha anche ammesso che ormai il mondo delle criptovalute rappresenta un concorrente del comparto bancario, ma ha sminuito la portata di questa rivoluzione affermando che le cripto non rappresentano una minaccia esistenziale per le banche. Per quanto mi riguarda è veramente difficile comprendere come persone di così basso profilo sia umano che intellettuale possano ricoprire incarichi di così grande prestigio, ma il fatto di avere come CEO un povero illuso è francamente un problema degli azionisti di JPM e non ci riguarda per niente. Anche un bambino capirebbe che la diffusione delle criptovalute condurrà quasi inevitabilmente, in un periodo di tempo sufficientemente lungo, all’estinzione delle banche; non si capisce perché i clienti dovrebbero pagare fior fior di commissioni e spese di gestione per lasciar fare a terze parti ciò che potrebbero benissimo fare da soli. Certamente Dimon, che attualmente ha 63 anni, sarà già morto o comunque in pensione da anni quando le criptovalute inizieranno a provocare il fallimento di tutte le maggiori banche, per cui il problema non è il suo ed ecco perché, probabilmente, crede di potersi permettere il lusso di non vedere quello che sta succedendo. Per il resto affermare che “le aziende tech vogliono mangiarci il pranzo” come se fosse un povero indifeso bambino alle prese coi bulli della scuola equivale ad avere un’opinione così irragionevolmente alta di se da non riuscire a capire che così dicendo si è coperto in realtà di ridicolo (e non è la prima volta). Per il resto l’intervista si compone dei soliti inutili piagnistei sui regolamenti, sulla necessità di obbligare (anche se nessuno dice mai come) le reti decentralizzate a conformarsi alle norme che regolano il mercato bancario e, immancabilmente, sull’agitare lo spauracchio del rischio di riciclaggio di denaro; questo aspetto è oltremodo ridicolo, è francamente esilarante che il CEO di JPM porti avanti il piagnisteo sul rischio di riciclaggio quando proprio la banca che dirige è finita di recente, e per l’ennesima volta, coinvolta da uno scandalo internazionale proprio per aver contribuito a riciclare Duecentotrenta miliardi di dollari (nello scandalo sono coinvolte, oltre a JPM, anche Deutsche Bank e Bank of America). Citando un vecchio titolo di “cuore” noto periodico satirico, mi verrebbe da dire che questa gente davvero “ha la faccia come il culo”; non passa giorno, infatti, senza che le maggiori istituzioni bancarie agitino lo spauracchio del riciclaggio di denaro per mezzo delle criptovalute quando in realtà esistono ormai centinaia di report che dimostrano come questa sia solo una leggenda urbana e che in realtà non ci sono prove che le criptovalute vengano abitualmente usate per riciclare denaro, mentre al contempo ci sono tonnellate di prove, inchieste e processi che certificano come siano proprio le grandi banche (inclusa JPM) a riciclare il denaro. Che proprio Dimon, CEO di una banca coinvolta in uno scandalo internazionale proprio sul riciclaggio di centinaia di miliardi di dollari, lamenti il rischio che le criptovalute siano usate per riciclare è come se Jack lo squartatore desse dell’assassino a Gandhi; personalmente mi chiedo prima di tutto come facciano i giornalisti a restare seri mentre intervistano personaggio come Dimon, ma non posso neanche fare a meno di interrogarmi sulla credibilità di un giornalismo che lascia a certe persone la possibilità di dire qualunque cosa senza mai controbattere nulla. Al netto della chiara connivenza che i giornalisti ormai chiaramente hanno con un sistema bancario che tenta da anni di ricostruirsi una verginità ormai perduta per sempre, travolta dai continui scandali e da comportamenti chiaramente criminali, non ci resta che aspettare che la rivoluzione blockchain travolga le ultime rovine di questo mondo decadente e ci regali un sistema più equo e trasparente; nel frattempo continueremo a leggere certe interviste per farci due risate, dal momento che Dimon ormai in questo senso è una garanzia e mostra un talento comico così straripante da lasciar credere che presto qualche produttore di Hollywood lo assolderà per un remake di “scemo e più scemo”, cosa che permetterebbe a lui di seguire la sua vera vocazione e, con ogni probabilità, agli azionisti JPM di tirare un sospiro di sollievo.

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