Regolamentazione internazionale delle criptovalute: in arrivo il giro di vite

Tentiamo di capire bene di cosa stiamo parlando perché questa notizia, della quale ha parlato diffusamente coindesk in un articolo di venerdì scorso, ha una certa rilevanza; per prima cosa dobbiamo quindi spiegare che esiste un’istituzione sovranazionale, la FATF (acronimo inglese di “Financial Action Task Force” un gruppo d’azione internazionale di contrasto al riciclaggio), della quale fanno parte ben 37 paesi, tra le maggiori economie mondiali, e che intende lavorare alla creazione di un quadro normativo comune per quel che riguarda le criptovalute regolando in primo luogo l’attività degli exchange. Nella giornata di venerdì scorso la FATF (o GAFI in italiano) ha condiviso i nuovi standard operativi che servono a contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento ad organizzazioni terroristiche, i quali, per diversi aspetti, finisco col ripercuotersi anche sul mercato delle criptovalute; in particolare ciò che impatterebbe sulle cripto riguarda l’obbligo per i VASP (fornitori di servizi di asset virtuali) di trasmettere informazioni sui loro clienti quando trasferiscono fondi da un conto all’altro. Questo, ovviamente, finisce per avere ripercussioni sull’operatività degli exchange dal momento che si ritroverebbero anche loro a dover rispettare questo tipo di norma; più nello specifico col documento di venerdì diventa ufficiale una proposta avanzata nel febbraio scorso che prevede che, per ogni trasferimento di denaro, le piattaforme archivino informazioni come:

bitcoin da satellite
  1. Il nome del mittente
  2. Il numero di conto (o l’indirizzo del portafoglio in caso di criptovalute)
  3. Indirizzo fisico e identificativo del mittente (o data e luogo di nascita in alternativa)
  4. Nome del destinatario
  5. Numero di conto (o indirizzo del portafoglio) del destinatario

I vari paesi dovranno introdurre, secondo le direttive del FATF, questi nuovi obblighi nei rispettivi ordinamenti entro giugno 2020, in caso contrario rischiano di finire in una blacklist dei paesi che non rispettano le direttive del FATF con enormi conseguenze sulla loro capacità di attrarre capitale dall’estero. Nonostante molti pensino che queste regole siano fondamentali per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento ad organizzazioni terroristiche la verità è che queste normative, nei fatti, sortiscono l’effetto contrario; non solo, in altre parole, chi ricicla denaro o finanzia il terrorismo continua a farlo come se niente fosse ma l’introduzione di queste regole viola la privacy di tutti e comporta un aumento dei costi per tutti quanti. Come se questo non bastasse spesso tali direttive producono dei paradossi, stando alle nuove linee guida del FATF anche le aziende che nella loro operatività spostano fondi sotto forma di criptovalute potrebbero finire con l’essere considerate dei VASP, se poi pensiamo che anche tante persone fisiche che sono trader spostano volumi di denaro di un certo rilievo attraverso bitcoin o altre valute virtuali ecco che ci troviamo di fronte al paradosso che prevede che l’operatività di persone fisiche venga sostanzialmente equiparata a quella di una banca e, di conseguenza, per poter continuare ad operare nel rispetto delle norme vigenti dovrebbero ottenere una licenza ad hoc. Ovviamente non sono mancate le reazioni da parte dell’industria blockchain, tra le prime degne di nota quella di Chainalysis che evidenzia come l’introduzione di queste norme rischia di distruggere ogni trasparenza incentivando il passaggio dei volumi verso gli exchange decentralizzati; questo appare assolutamente chiaro a chiunque conosca il mercato delle cripto, ma a quanto pare le istituzioni non solo non vogliono sentir ragioni ma dimostrano ancora una volta una straordinaria arroganza nel momento in cui si prefiggono di voler normare un mercato del quale dimostrano di non avere una conoscenza approfondita. Nel corso di una riunione di consultazione del settore privato tenutasi a Vienna il mese scorso, ad esempio, Steven Mnuchin, segretario al Tesoro del paese che attualmente guida il FATF, gli Usa, ha dichiarato che:

“Adottando gli standard e le linee guida concordati questa settimana, il FATF assicurerà che i fornitori di servizi patrimoniali virtuali non operino nell’ombra; ciò aiuterà il settore dei fintech a rimanere un passo avanti ai regimi canaglia e ai simpatizzanti delle cause terroristiche. Non consentiremo che la criptovaluta diventi l’equivalente di conti numerati segreti, siamo disponibili a consentirne un uso corretto, ma non tollereremo l’uso continuato di attività illecite”

Nelle poche righe in cui è condensata la dichiarazione di Mnuchin traspare, oltre a un linguaggio vagamente reazionario (regimi canaglia) degno a stento di un b-movie diretto da un Clint Eastwood strafatto di crack, il fatto che il segretario al tesoro americano non ha la minima conoscenza di ciò di cui parla. Le linee di guida imposte dal FATF non farebbero altro che uccidere le piattaforme centralizzate, rendendo più attrattivi gli exchange DEX e rendendo quindi completamente impossibile per le istituzioni avere accesso a informazioni su come i fondi vengono movimentati (come giustamente evidenziato anche da Chainalysis). Bisognerebbe poi capire cosa rappresenti per gli USA un “uso illecito”, cosa reputino invece un “uso corretto”; se dovessimo prendere ad esempio la politica estera americana, infatti, non potremmo fare a meno di notare che paesi come l’Arabia Saudita (che calpesta i diritti umani e che in Yemen sta provocando un vero e proprio genocidio) vengono definiti “i migliori amici degli USA” mentre paesi sostanzialmente innocui (pensiamo all’Iraq) vengono bollati come “stati canaglia” e invasi militarmente. Appare ormai chiaro a tutti, in altre parole, che gli USA hanno un concetto di giusto e sbagliato molto personale, che difficilmente potrebbe coincidere con quello di un qualsiasi altro soggetto semplicemente sano di mente; il fatto che un paese chiaramente imperialista, che da più di cinquanta anni consolida la propria egemonia internazionale destabilizzando ed aggredendo altri paesi (basti vedere la guerra commerciale con la Cina, l’aggressione a Siria, Libia e Iraq, per non parlare dell’enorme aggressività verso i paesi dell’America Latina) possa venire considerato internazionalmente come il miglior giudice per definire cosa è giusto e cosa no, chi è uno stato canaglia e chi no, è francamente ridicolo. Resta da vedere come, quando e se tali direttive verranno applicate, oltre che definire, nel caso lo fossero, l’impatto che potrebbero avere sul mercato delle criptovalute; personalmente, però, non posso fare a meno di chiedermi quando la comunità internazionale troverà la voglia di riflettere sull’opportunità di considerare massimo punto di riferimento per la politica globale un paese come gli USA che bolla altri stati come terroristi mentre si comporta esso stesso come un terrorista (e non saprei come altro definire un paese che costruisce prove false contro l’Iraq per avere una scusa per invaderlo), che perseguita i giornalisti (vedi il caso Assange) mentre bolla qualche altra nazione come “canaglia”, che agisce in spregio ai più basilari diritti umani (basti vedere come viene tratta la minoranza afroamericana negli USA), in cui vige la pena di morte, che ha praticato la tortura in maniera ricorrente e sistematica e che, non ultimo, in diversi stati ha persino vietato l’aborto emanando leggi indegne persino della peggiore teocrazia. Oggi come oggi, per concludere, vedere la comunità internazionale continuare a prendere supinamente ordini da un paese come gli USA, che andrebbe invece esso stesso messo sotto pressione perché abbandoni atteggiamenti prevaricanti che sono sempre più difficili da tollerare, equivale a vedere una madre che ogni giorno decida di lasciare i propri figli alle amorevoli cure di un pedofilo conclamato e riconosciuto.

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