Investire sulle ICO: come selezionare i progetti più interessanti ed evitare le truffe

ICO

Investire nelle ico è un’attività abbastanza difficile da portare avanti, soprattutto per i neofiti e ancor più senza solide competenze sia in ambito informatico che economico; personalmente sconsiglio sempre agli utenti alle prime armi di investire i propri soldi in questo tipo di strumenti, tuttavia le ico oggi vengono viste comunemente come il miglior modo per arricchirsi facilmente e in breve tempo, di conseguenza raramente i neofiti mi danno retta quando consiglio loro di concentrarsi sul trading di criptovalute. La verità, per quanto antipatica sia, è che chi inizia a investire in ico pensando di arricchirsi a tempo di record di norma nel giro di un anno si rende conto di aver buttato via tutti i suoi soldi acquistando token che in realtà valgono zero. Se ti aspetti di trovare dritte e trucchi in questo post per poter vivere il resto dei tuoi giorni sorseggiando margarita su una spiaggia caraibica ti stai sbagliando alla grande, quello che faremo nei prossimi post, invece, è tentare di capire cosa sono le ico e come scegliere quelle più interessanti evitando tutti quei progetti che sono chiaramente delle truffe; del resto, come recita un vecchio adagio, dai a un uomo affamato un pesce e lui mangerà un giorno solo, insegnagli a pescare e mangerà per il resto della sua vita.

Cosa sono le ICO

Iniziamo subito col dire che ICO non è altro che l’acronimo di “Initial Coin Offering“, che tradotto in italiano significa sostanzialmente “offerta iniziale di monete”; si tratta di un modello di raccolta fondi simile in qualche modo al crowdfunding, in pratica chi lancia un ICO tenta di finanziare il proprio progetto senza essere soggetto a tutti gli obblighi di legge che altri canali contemplano. A differenza del crowdfunding, però, le ICO offrono sostanzialmente zero garanzie a chi investe, per cui è fondamentale scegliere i progetti su cui investire con grande attenzione altrimenti la sola cosa che si otterrà sarà di accumulare monete che in realtà non solo non hanno valore, ma non possono nemmeno essere scambiate sulle piattaforme di cambio. Il motivo per cui le ICO risultano, nonostante i rischi elevati, così allettanti è che le monete vengono offerte a prezzi veramente stracciati e questo permette di realizzare profitti enormi, a patto ovviamente che si sia investito su un’idea vincente. In realtà una percentuale altissima delle ICO che sono già sul mercato (che non erano quindi truffe ma avevano alle spalle un progetto serio) sono tutte in perdita, in pratica quei token valgono oggi meno (in certi casi anche molto meno) di quanto valevano quando sono stati acquistati. Come probabilmente starai iniziando a capire investire sulle ICO di norma significa fare un investimento a lungo termine, di almeno 3 anni, ma tipicamente occorre holdare anche per più tempo; affinché il progetto maturi e le monete possano aumentare il proprio valore in maniera importante, infatti, è necessario tempo. Se non sei disposto a investire in un’ottica di lungo periodo, ma vorresti rientrare il prima possibile di quanto investito, quindi, faresti meglio ad evitare di partecipare a una ICO.

Un caso scuola: la migliore ICO di sempre

Non tutti sanno che l’ICO probabilmente più remunerativa nella storia delle criptovalute è proprio Ethereum; certo, oggi conosciamo ETH per essere una delle primissime criptovalute per capitolazione dopo Bitcoin, ma il progetto nacque proprio finanziandosi attraverso una ICO durante la quale gli ETH venivano venduti a un prezzo di circa 0.30$. Se considerate che fino a qualche tempo fa Ethereum quotava sopra i 600$ e che ancora oggi la quotazione è comunque superiore ai 100$ capite bene che chi nel 2015 avesse acquistato 100$ di ETH partecipando alla ICO oggi si troverebbe in tasca qualcosa come circa 30mila dollari e questo nonostante la quotazione degli ethereum sia sostanzialmente precipitata durante il mercato orso. Proprio ETH ci dimostra quanto l’orizzonte temporale di investimento quando parliamo di ICO sia medio/lungo; l’ICO infatti risale al 2014 e il massimo storico è stato toccato nel 2017. Chi ha comprato 100$ di ETH nel 2014 ed è riuscito a vendere sui massimi storici del 2017 si è portato a casa qualcosa come 300mila dollari circa. Non male vero? Però bisogna anche ricordarsi che di ICO come quella di ethereum in giro non ce ne sono molte e bisogna essere molto attenti per riuscire a sfruttare veramente questo tipo di opportunità, cosa che non è assolutamente facile; la cosa più probabile, in tutta sincerità, come già accennato in diverse occasioni durante questo post, è ritrovarsi a collezionare roba che ha valore pari a zero. Solo gli investitori più talentuosi (e quelli più fortunati) riescono a guadagnare veramente dalle ICO, tutti gli altri possono giù reputarsi mediamente fortunati se riescono a chiudere in pari.

Come funzionano le ICO

Normalmente il processo di partecipazione alle ICO si divide in due parti, una pre-vendita a cui partecipano di solito solo i grandi investitori (che comprano a prezzi molto bassi, a fronte di un rischio maggiore) e una fase definita crowdsale che è aperta a tutti gli investitori senza distinzioni. L’apertura della ICO coincide quindi con l’inizio della fase di prevendita e si conclude con la fine del crowdsale; di conseguenza per partecipare alle ICO c’è una finestra temporale che, normalmente, è di circa un mese. Un’altra caratteristica tipica delle ICO (oltre alle due fasi di ingresso che abbiamo chiamato di prevendita e di crowdsale) è che presentano un soft e un hard cap, in pratica un obiettivo minimo e uno massimo di raccolta; un po come avviene anche col crowdfunding se l’ICO non raggiunge l’obiettivo minimo (soft cap) di solito la si considera fallita e, a meno di non essere incappati in una truffa, si avrà diritto a riavere indietro i propri soldi. Ovviamente il raggiungimento dell’hard cap risulta un primo segnale di forza che può rassicurarci rispetto alla bontà del nostro investimento; non è detto che diventeremo ricchi, ovviamente, ma ci sono buone probabilità che recupereremo i nostri soldi. Dopo tutto questo la fase più delicata è rappresentata dalla decisione che l’investitore dovrà prendere se vendere subito non appena la nuova moneta verrà quotata su un exchange o se attendere pazientemente che entri in un ciclo rialzista e tentare di vendere in prossimità di un massimo storico (magari sfruttando anche l’hype che immancabilmente accompagna le ICO più interessanti). Nel fare questa valutazione occorrerà fare molta attenzione perché almeno la metà delle ICO in circolazione fallisce nei primi 6 mesi di vita, per cui vendere subito potrebbe essere l’unico modo per recuperare il nostro denaro con un minimo di profitto.

Come scegliere su quale ICO investire

All’inizio di questo post ho scritto che avremmo avuto modo di definire in che modo stabilire una strategia di investimento nelle ICO; ovviamente non esistono regole d’oro che ci garantiscano di fare profitto nel 100% dei casi, ma quelle che andremo a vedere qui di seguito sono comunque le basi fondamentali per evitare di cadere facili prede di truffe. La prima cosa da valutare è assicurarsi che il progetto abbia un sito online, di buona fattura e funzionante; che possibilità può avere mai di riuscita un progetto che non è capace nemmeno di dotarsi di un sito web degno di questo nome? Sul sito web devono essere reperibili una serie di informazioni tra le quali le più importanti riguardano i nominativi del team che sta curando il progetto ed il whitepaper. Per quanto riguarda la squadra di sviluppatori occorre assicurarsi che i nomi siano veri, per farlo basterà una breve ricerca su google e sui vari social. Se alle spalle del progetto ci sono persone già conosciute ed affermate nel mondo delle criptovalute questa rappresenta una prima basilare garanzia, in caso contrario meglio soprassedere e dirottare altrove i nostri soldi. Per quanto riguarda il whitepaper va ponderato accuratamente; stilare un documento che contenga un progetto ambizioso e accattivante può riuscirci anche un bambino, quello che devi valutare è l’attendibilità e la fattibilità di quanto proposto nel whitepaper (e già per far questo occorrono delle competenze che non tutti hanno). L’altra cosa da fare è cercarti dei punti di riferimento credibili, così come nel trading ci sono persone che condividono le loro operazioni lo stesso succede con le ICO; sia su bitcointalk che sui social puoi trovare account che si occupano professionalmente di ponderare la bontà dei progetti e poi condividono pubblicamente le loro valutazioni. Ovviamente nessuno può garantirti che queste persone non siano pagate per fare una buona pubblicità a un determinato progetto, per questo scegliere i propri punti di riferimento è una cosa più facile a dirsi che a farsi. Vi sono poi dei siti che si occupano di recensire le varie ICO in circolazione attribuendo loro un rating, tuttavia anche in questo caso non puoi avere garanzie che non abbiano ricevuto un compenso per attribuire un alto rating a una certa ICO. La cosa migliore da fare è sempre ragionare con la propria testa, ma si possono comunque sfruttare recensione e punti di riferimento sul web per ricevere qualche spunto, anche perché ogni mese escono decine (certe volte centinaia) di nuove ICO ed andarsele a studiare tutte sarebbe proibitivo. Un’altra cosa importante da valutare è se effettivamente in quel determinato settore esiste la necessità e l’utilità di sviluppare la propria attività intorno a una blockchain con una criptovaluta nativa, in caso contrario puoi stare quasi certo che si tratta se non di una truffa vera e propria quanto meno di un tentativo molto estemporaneo di finanziarsi fatto da persone con scarsa professionalità. Il mio consiglio, se può interessare, è di scremare preventivamente l’offerta concentrandosi solo sull’analisi dei token di utilità, questo perché alle spalle di queste monete (e dovrebbe essere chiaramente esplicitato dal whitepaper) c’è sempre un caso d’uso concreto; investire sui token di utilità, poi, ti permette di fare tutta una serie di valutazioni come ad esempio la concorrenza già esistente in quel particolare segmento di mercato, la domanda già esistente per quel determinato bene o servizio e le aspettative di crescita per il futuro sempre relative alla domanda. Insomma, operando sui token di utilità puoi fare valutazioni più prettamente economiche, riducendo in maniera importante il tuo margine d’errore e i rischi correlati alla tua operatività.

Conclusioni

Anche se le ICO sono un fenomeno attualmente abbastanza di moda ed offrono concretamente opportunità di grandi profitti, è anche vero che una grandissima parte delle ICO in circolazione offre solo opportunità di perdita. L’investimento in ICO non è adatto a tutti ma solo agli utenti già scafati, che hanno già una discreta conoscenza del mercato, che hanno i loro bravi punti di riferimento selezionati accuratamente nel tempo e che magari hanno anche una esperienza pregressa di investimenti in azioni (e che sono quindi già abituati a fare determinati tipi di valutazioni prima di investire i loro soldi). Il percorso corretto, a mio parere, è di partire col trading, studiando la tecnologia blockchain e le varie criptovalute in circolazione; ci vorranno non meno di tre anni prima di poter affermare con certezza se si è portati o meno a questo tipo di attività e soprattutto bisognerà aver avuto modo di operare sia in un contesto rialzista sia in uno ribassista. Tutto questo tempo potrà essere ottimamente sfruttato per studiare ed aumentare le proprie competenze, sia a livello economico sia a livello tecnologico (studio dei protocolli di consenso, degli algoritmi di hashing, etc); a quel punto si potrà, se lo si riterrà opportuno e necessario, iniziare a curiosare nel mondo delle ICO, ma sempre tenendo a mente la regola fondamentale di ogni buon investitore: non investire mai (mai, proprio MAI) più di quanto non si sia disposti a perdere.

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