La grande depressione del 1929

La grande depressione degli anni ’30 costituisce l’evento da cui presero forma sia numerose istituzioni economiche, tra esse la Federal Reserve negli Stati Uniti, sia la moderna teoria macroeconomica. Un aspetto importante della depressione è connesso al fatto che essa investì praticamente il mondo intero. In una certa misura ciò fu la conseguenza del crollo del sistema finanziario internazionale, ma deriva anche dalla reciproca adozione di politiche di alte tariffe doganali da parte di molti paesi (compresi gli Stati Uniti) volte ad estromettere i prodotti stranieri e a proteggere le produzioni interne.

E’ ovvio che se ogni paese limita le importazioni, il volume degli scambi internazionali si riduce, provocando una tendenza alla contrazione dell’economia mondiale. Fatta questa premessa é il caso di andare per ordine. Per “grande depressione” si intende la crisi economica mondiale innescata dal crollo della Borsa di Wall Street a New York nell’ottobre del 1929, che poi si è protratta durante gli anni trenta. Le ragioni della crisi furono diverse. In virtù di un periodo contrassegnato da sensibili investimenti all’estero e da un economia in forte crescita, gli operatori hanno cominciato ad acquistare azioni in Borsa, provocando un notevole aumento dei prezzi che ha fornito importanti capitali a Wall Street.

Tante persone hanno impiegato tutti i propri risparmi, spinti da consulenti disonesti ed incompetenti. Ad un certo momento però si inizia prontamente a diffondere l’opinione che tale crescita esponenziale dei prezzi si sarebbe arrestata. Per questo motivo la Federal Reserve, la banca centrale statunitense , ha suggerito agli istituti di credito di non concedere denaro in prestito per gli investimenti in Borsa. Le banche, d’altro canto hanno cominciato a pretendere la restituzione dei prestiti esteri, mentre un numero sempre più consistente di individui ha iniziato a ritirare i propri depositi provocando il collasso di molti istituti finanziari.

La mancanza di liquidità ha condotto ad una forte riduzione degli investimenti nell’industria e parallelamente ad una concentrazione della domanda di prodotti agricoli. La vendita dei titoli azionari è aumentata ed il 23 ottobre del 1929 più di sei milioni di azioni sono state transate a prezzi sempre più bassi. Il giorno successivo, denominato “giovedì nero”, ne sono state negoziate più del doppio. Ed il “martedì nero”, il 29 ottobre si è avuto il crollo della Borsa. Le quotazioni delle azioni di moltissime società di grandi dimensioni sono precipitate ed il valore è sceso di dieci miliardi di dollari. La “grande depressione” ha generato una disoccupazione nel mondo senza precedenti. 14 milioni negli Stati Uniti, 6 milioni in Germania, 3 milioni in Gran Bretagna, mentre in Italia si è contato oltre un milione di disoccupati. In ogni parte del Globo è peggiorato il tenore di vita medio. Nelle zone più colpite dalla crisi ciò ha dato luogo alle cosiddette “marce contro la fame”, come il corteo di inoccupati che nel 1934 ha sfilato lungo le vie di Londra.

IL NEW DEAL

Tra gli anni 1930 e 1931 la crisi economica negli USA si acuì ed i programmi anticrisi del presidente repubblicano Hoover si dimostrarono inefficaci. Nel 1932 venne eletto alla presidenza degli Stati Uniti il democratico Franklyn Delano Roosvelt, che ha istituito il cosiddeto “New Deal”, una serie di contromisure mirate a risanare l’economia degli USA. Roosvelt  sostenne soprattutto il welfare state, ed intervenne per garantire a tutti gli americani l’accesso ai beni di prima necessità, come casa salute, istruzione, livello minimo di reddito. Roosvelt di fatto promise lavori pubblici per ridurre la disoccupazione, edificò strade, ponti, centrali elettriche per somministrare energia elettrica a costi più bassi rispetto alle compagnie private. Gli Stati Uniti inoltre indennizzarono gli agricoltori pagandoli per non produrre e sostenere i prezzi dei beni di consumo. Il presidente americano favorì un’inflazione controllata mettendo in circolazione denaro per cercare di aumentare la domanda, svalutando contemporaneamente il dollaro. Roosvelt ha inoltre protetto i salari minimi ed i contratti di lavoro promuovendo l’azione dei sindacati e la diminuzione dell’orario di lavoro.

Nel 1936 Roosvelt fu rieletto alla carica di presidente degli Stati Uniti, forte dell’appoggio di operai e sindacati. La crisi pertanto, man mano, si avviava ad essere un pesante ricordo e nel 1938 iniziarono enormi stanziamenti governativi per l’aumento della produzione bellica. Con lo scoppio i della seconda guerra mondiale, la “grande depressione” verrà definitivamente superata.

La “grande depressione” è stata  la più grande crisi economica di cui il mondo occidentale abbia fatto esperienza. L’economia classica di quel periodo non aveva alcuna teoria articolata che spiegasse la persistente disoccupazione, né alcuna strategia economica per risolvere il problema. Fu in quel periodo che Keynes, padre della moderna macroeconomia, scrisse la sua opera più importante The General Theory of Employment, Interest and Money, dopo che la Gran Bretagna aveva sofferto di un saggio di disoccupazione importante e gli Stati Uniti erano nel pieno della loro grande depressione. Keynes, con la teoria Keynesiana, spiegò che cosa era successo, che cosa si sarebbe dovuto fare per evitare la depressione e per prevenire quelle future.

Di Vincenzo Augello

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